Faenza, cittadina di origine romana (Faventia), è una splendida città d'arte divenuta famosa nel periodo rinascimentale per la produzione di oggetti in ceramica esportati in molti Paesi europei. Il toponimo stesso è diventato sinonimo di ceramica (maiolica) in molte lingue, tra cui il francese (faïance) e l'inglese (faience). Ancora oggi rimane uno dei centri di produzione ceramica più prestigiosi della tradizione italiana rivolta all'arte della "terra cotta" e i decori proposti sono tra quelli di più elevato livello estetico, curati e fedeli alla tradizione locale. A partire dal I secolo la città fiorì per la produzione agricola, tessile e ceramica. Dopo un periodo di decadenza che dal II secolo si protrasse fino al primo Medioevo ritrovò prosperità a partire dall'VIII secolo per passare poi, attorno al mille, prima al governo dei Vescovi e poi all'età comunale.
In questo periodo, Faenza, guelfa, ebbe spesso a scontrarsi con la ghibellina Forlì. Famoso è, in particolare, l'assedio del 1241, in cui Federico II del Sacro Romano Impero, con l'appoggio dei forlivesi ed in particolare di Teobaldo Ordelaffi, riuscì ad avere ragione dei faentini. Massima fioritura della città si ebbe con il governo di Carlo II Manfredi, ed in generale con la dinastia dei Manfredi, che portarono ricchezza alla città romagnola ed anche un nuovo piano urbanistico per il centro della città. Dopo un breve dominio veneziano, Faenza entrò a far parte dello Stato della Chiesa fino al plebiscito del 1860. L'annessione avvenne durante le campagne di Cesare Borgia in Romagna. Faenza si distinse particolarmente nella lotta per l'indipendenza e resistette per un anno intero ai mercenari del Valentino, guidata dal sedicenne Astorgio Manfredi.